(1) Come stimolo per un anno migliore ho scritto questa storia per i QDR
ALTRA DIMENSIONE
Un gruppo di amici non sopportava la società dove vivevano.
Ingiustizie, soprusi, tirannia, erano ormai all’ordine del giorno, non riuscivano più sopportarle.
Maturò cosi la ferma idea di abbandonare quella società e quel modo di vivere.
Decisero quindi di partire. Fissarono l’ora e il luogo dove radunarsi.
Domani sera al calar del buio, alla fermata dell’autobus.
Saliremo sull’autobus, senza dare nell’occhio, poi scenderemo e scompariremo per sempre.
Ci siamo è arrivata l’ora.
Arriva l’autobus e tutti salgono. Iniziamo a tirare un sospiro di sollievo.
Sembra che fino a qui sia andato tutto bene. Ma non siamo tranquilli.
Osserviamo in silenzio gli altri passeggeri e l’autista. C’è qualcosa di strano nei loro sguardi.
Alle seguenti fermate salgono altre persone.
No, decisamente c’è qualcosa che non va. Poi in un attimo comprendiamo.
L’autista e gli altri passeggeri sono uomini del regime. Non sappiamo come, ma hanno capito le nostre intenzioni di fuga ed ora tentano di fermarci.
Nasce immediatamente una colluttazione, lottiamo accanitamente per difenderci, spuntano delle armi. L’autista cerca di dirottare altrove il bus.
Cerchiamo di impedirlo. Riusciamo a sostituirci all’autista. Scopriamo di essere inseguiti da auto del regime. Nel bus si continua a lottare.
Riusciamo ad avere la meglio sui passeggeri, dichiaratamente ormai uomini del regime.
Ora è inseguimento, bus e auto del regime.
Ci stanno bloccando, non abbiamo più vie di fuga.
Ultimo tentativo disperato. Puntiamo ad un portone di un palazzo.
Un attimo prima dell’impatto, il portone si apre e noi ci ritroviamo di fronte ad un portellone aperto di una nave.
Mentre saliamo sulla nave, il portone del palazzo si chiude e lascia per sempre dietro di noi il regime dal quale cercavamo di fuggire.
Siamo salvi. Finalmente possiamo iniziare una nuova vita in un mondo diverso.
Un’altra dimensione, parallela a quella da dove siamo fuggiti.
Sopra il vecchio mondo e il regime.
Sotto, esattamente capovolto, il mondo che cercavamo, fatto di giustizia, onestà, serenità.
Passa il tempo, non sappiamo esattamente quanto. La nostra comunità prospera. Si sono formate famiglie. E’ esattamente quello che avevamo sempre sognato.
Ogni tanto pensiamo al mondo che avevamo lasciato. Cosa ne è stato di quei nostri amici che non hanno avuto il coraggio di partire? E tutti gli altri?
Lentamente si fa largo nelle nostre coscienze, la voglia di provare a fare qualcosa per loro.
Noi siamo fuggiti, non abbiamo avuto il coraggio di restare e lottare.
Arriviamo inevitabilmente alla decisione di ritornare e lottare per loro.
Non senza un pizzico di nostalgia, ci lasciamo alle spalle questo mondo sicuro e cercato con tanta determinazione.
Siamo tornati, e lentamente ci dirigiamo a quella fermata dell’autobus, da dove tutto cominciò.
E chi ti incontriamo? … Paolo Citti.
“Che ci fai qui?” Chiediamo noi.
“Come va ragazzi? Volevo venire con voi, ma sono arrivato tardi all’appuntamento, e voi eravate già andati via”.
“Come va qui ora?”
“Un po' meglio. La vostra fuga ha messo in apprensione il regime, e per evitare nuovi tentativi di fuga, hanno iniziato a concedere qualche spazio in più”.
“E come è andata a voi? Ve la siete spassata?”
“Non ci è andata poi così male”
“Siamo tornati per provare a costruire in questo mondo, quello che siamo riusciti a costruire nell’altro.”
“Vedrai che questa volta ci riusciremo”. Lamberto QDR