SENTIERO DEGLI DEI
 
Il treno che mi riporta a casa impiega un'ora a percorrere il tratto su cui ho camminato per sei giorni, attraversa in un tunnel le montagne di cui mi sono riempita piedi e occhi. È comodissimo, il treno. Ma salta i passaggi. Il tempo di finire questo post e sarò catapultata nella frenesia di Milano. 
Sono partita sentendo l'inflessione bolognese degli anziani sotto i portici la domenica mattina. Mi sono allontanata piano piano dall'asfalto, dalle strade, dal rumore delle macchine, dalle voci della gente. Ma anche dalla necessità di avere delle scarpe pulite ai piedi, i capelli pettinati, un filo di mascara, le ultime notizie, un caffè ogni tre ore. Ad ogni tappa cambiava il paesaggio, ma gradualmente. Così come gradualmente cambiava il dialetto, il profumo del bosco, quello che raccoglievo per terra e quello che trovavo nel piatto la sera. La fatica fa cadere un sacco di pretese: ogni letto in cui ho dormito era comodissimo, ogni doccia una benedizione, ogni cibo delizioso, ogni punto d'arrivo il luogo più bello del mondo. Ho bisogno di questo tipo di esperienza, di tanto in tanto, per scrollarmi di dosso quello che credo di essere e quello che gli altri si aspettano da me, per ritrovare quella che sono davvero. Non ho capito perché sia necessario farsi venire le vesciche ai piedi, sprofondare nel fango o arrampicarsi sulle montagne ma funziona. Con me funziona.
Cose che ho imparato a questo giro:
- si può fare doccia e bucato in un colpo solo buttandosi vestiti sotto la doccia
- mai indossare una maglietta arancione se pensi di finire in una fotografia perché sminchia tutto
- il phon vero si trova solo negli alberghi per viandanti. Perché neanche il più disonesto se lo butterebbe nello zaino.
- entrare in un ristorante in calzini e infradito in alcuni casi suscita tenerezza
- se si cucina al forno un pesce intero bisogna assicurarsi di togliere le branchie
- il miele completamente d'acacia è trasparente. Più è opaco più le api sono buongustaie.
- "Ah, ma allora credi nella Provvidenza!" "No, credo nella carta di credito" 
Persone incontrate durante il viaggio e che lo hanno reso più interessante e divertente: Antonio, Davide, Enrico, Roberta; la traduttrice tedesca che accompagnava un gruppo di tedeschi talmente gradevoli che lei era ben decisa a prendere la cittadinanza italiana: il frate dell'Abbazia di San Miniato al Monte. Menzione speciale per Angela, compagna di viaggio perfetta: incapace di scoraggiarsi o di lamentarsi, campionessa mondiale di entusiasmo, imbattibile nella capacità di trovare i lati positivi di qualsiasi situazione.
Numeri utili. 
- Tappe: 6
- Chilometri: 152
- Guadagno di quota complessivo : 5310 metri
- Peso dello zaino: 8 kg esclusa l'acqua
- Famigliari in difficoltà per l'assenza di una donna per una settimana: 0. Franca QDR
 
 
FESTA DEI QDR 2020 - QUELLI DEI RINGRAZIAMENTI
 
Per me comunque  domenica scorsa è stata una festa,  la nostra festa di fine anno 2020,  anomala come anomalo è stato  quest’anno, strana, fuggente, umida,  nebbiosa … all’inizio, quando è  anche arrivata un’auto dei vigili di  Rozzano ho, penso  tutti, abbiamo pensato a qualche “soffiata” che  avesse tradito la  nostra innocente riunione carbonara (non la pasta  alla carbonara,  intendo la Carboneria); per fortuna “tutto è bene quel  che finisce bene” per dirla alla  Nick Carter ed abbiamo potuto  ricomporci, distanziandoci come da DPCM,  chi col braccio chi con  l’ombrello, per procedere alla rituale foto di  gruppo (ora occorre il  grandangolo a causa  del distanziamento). La riunione è durata giusto il  tempo dei saluti e  delle foto, perché poi corridori e camminatori ci  siamo subito divisi,  vuoi per il ritmo di ogni gruppo e vuoi per le  inversioni dei percorsi.  Dal Parco Due alla Piazza del Comune, dal   Parco Uno a Rozzano Vecchio, dal parco delle Rogge (dove ci incrociamo   con i corridori) alla Cascina Torriggio, dal Parco dei Fontanili di   nuovo al Parco Due … percorso millimetrato da Emilio, con il solito   grande impegno con cui tiene insieme questo gruppo.  Il meteo ci ha  graziato, solo negli ultimi spiccioli della nostra  camminata una  leggera pioggia ci ha inumidito: ma il gruppetto compatto e  distanziato  ha baldanzosamente concluso la sua missione; Gianna, Mari,  Oriana,  Renato, Rino e il sottoscritto, parlando  parlando, hanno coperto i  10km. abbondanti (Rino e Mari di più) con  orgoglioso spirito  qudierresco, sognando quando si potrà tornare alle  nostre tapasciate  (speriamo di non essere troppo vecchi però, chissà fra  quanto …). Ora  vorrei concludere questo scritto  con un grazie a tutti i QDR, presenti e  assenti, perché anche senza  salatini, torte, panettoni, spumante, vino  (e comunque alla fine si  sarebbe bagnato tutto), ci siamo ritrovati ed  abbiamo fatto la nostra  festa (per me è stato così), e con i tempi che  corrono “putost che nient, l’è mei putost”.  Con  piacere ho rivisto molti  di voi, chi ha potuto venire per correre, chi è  venuto solo per  salutare, anche da lontano, chi non ha potuto venire,  ma è stato  presente con messaggi o anche solo col pensiero … ringrazio   tutti e vi abbraccio forte forte, ri-augurandovi tanti auguri di Buone   Feste.
 E come concludeva il grande Presidente Pertini  “Viva l’Italia, viva la Repubblica” e quindi “VIVA I QDR” !.
Gianni QDR - The President.
 
P.S. Ricurdeves,  se volete, le foto del  giorno di Natale su WhatsApp, così intasiamo il  cellulare di Emilio e  diventa matto a metterle poi nel sito.
 
P.P.S.  Ovviamente è scontato ma necessario,  ringraziare Emilio per tutto  quello che fa per il gruppo, anche se da 11  mesi ha perso il lavoro  delle liste e le iscrizioni di gruppo, e  raccogliere i soldi.
 P.P.P.S  Quest’anno vi è andata  bene … né il  cassiere, né il segretario, né il presidente vi hanno  chiesto soldi per  il rinnovo della fantomatica iscrizione ai QDR … ma  al prossimo giro si  raddoppia…. 
 
GLI AUGURI DI NATALE DEL PRESIDENTE
 
In questi giorni ci   manca la nostra festa, gran  finale di un anno di tapasciate (e ben   altro, per i nostri  “competitivi”): quando preparavamo torte, focacce,   pizze, nervetti (con e  senza cipolle), affettavamo salami e formaggi,   torte salate  e frittate, patatine e pop-corn, stappando prosecco e   bottiglie di  vino, bottino di gruppo alle corse, quando ci trovavamo   “assembrati” ed  urlanti, gaudenti podisti epicurei, a consegnare magari   qualche nuova  maglietta QDR … e ci mancano le domeniche mattine,    quelle che hanno fatto parte della mia vita da oltre 40 anni, col    freddo ed il buio, col caldo e l’afa, e il calendario che a inizio anno    preparavamo per tutte le domeniche a venire, ferie incluse, e le  scarpe   da pulire, e l’abbigliamento da preparare il sabato  (certo le  scarpe e  tutto il resto ci sono anche ora quando si va a  correre – per  chi ci  va – ma vuoi mettere il rito del sabato sera per la  tapasciata  della  domenica? E la mia “vestizione del torero” – come  diceva il mio  mentore  podista Marietto 40 anni fa-  dove la mettiamo?). A guardare  indietro,  da quando è iniziata questa  “cosa”, è strana la combinazione  che la  nostra ultima tapasciata  ufficiale risalga al 16 febbraio, a  Bergamo,  il Trittico delle  Tartarughe e giornata completa a Bergamo,  podismo,  cucina e  arte…..come se avessimo dovuto fare il pieno di  qualcosa che  poi ci  sarebbe mancato per molto tempo e proprio in una  delle città  simbolo che  sono state più colpite. Chissà quando e  soprattutto se  potremo  ritornare a queste giornate, chissà quando  torneremo  “a  riveder le stelle”. Ma di certo nulla sarà più come prima  perché  questa  pandemia ci ha fatto anche invecchiare più di quanto  tempo non  sia  passato e ancora ne passerà, di certo; in questi mesi di  stop delle   tapasciate, con il vuoto delle nostre cronache  che Emilio  pubblica sul  sito, è per me curioso che, rivangando tra i  miei  ricordi podistici,  l’ultima mia “cronaca” risalga a maggio 2019,   dedicata ad Alvaro per la  corsa a Brendola, il suo paese, quando noi  QDR  ci siamo spostati “in  massa” per omaggiare la  memoria del nostro  amico che era corso avanti,  troppo avanti: è come  se, dopo avergli  dedicato quel pensiero, non  avessi più voglia di far  leggere quello  che scrivevo per me. Questo  2020 è stato sicuramente uno  spartiacque:  c’è stato un prima e ci sarà  un  dopo che non sappiamo come ci  cambierà, ma di certo ci ha già  cambiato e  non potrà non cambiarci  ancora in un futuro.
 
I nostri vecchi,   quelli che stanno ancora  resistendo e che hanno vissuto la guerra da   ragazzi, e che abbiamo  ancora la fortuna di avere vicino, ci dicono che   questa “pestilenza” è  peggiore del periodo bellico: là sapevano chi   era il nemico,  qui non lo sappiamo. Ma la cosa importante è che noi   stessi non si  diventi il “nemico” di noi stessi con comportamenti   menefreghisti:  pensare di tutelare noi stessi vuol dire tutelare anche   gli altri.  Convengo che quello che ho scritto non è che ti tiri su  il   morale, ma è il riassunto di questi mesi, almeno di come li stiamo    vivendo: però non voglio finire questo triste corollario con ulteriori    lacrime, anzi: pensiamo già a preparare la nostra prossima festa,  quando   saremo tutti adulti e vaccinati (sperem),  cominciamo già a  pensare a  cosa cucinare, a cosa affettare, a cosa  stappare, perché  prima o poi  torneremo a raggrupparci alla nostre  tapasciate o seduti a  tavola,  perché poi non saremo più Quelli di Rozzano, ma Quelli della Rinascita.   Dai, ce la  possiamo fare, ce la dobbiamo fare. Un caro, più caro del   solito  quest’anno, augurio di Buone Feste a tutti voi QDR e famiglie,   che  possiate essere più vicini possibile, ma con prudenza.
Gianni QDR - The President.
 
P.S.  Ma visto che non abbiamo potuto vederci e  fotografarci alla nostra  festa, perché il giorno di Natale non ci  scambiamo le nostre foto in  famiglia su Whatsapp QDR NEWS o QDR SOLO  URGENZE?
  
 
 
PAOLO ROSSI 
 
La radiosveglia parte alle  sette in punto e con gli occhi ancora chiusi riconosco la radiocronaca  di Nando Martellini della partita Brasile – Italia, mondiali 1982, e i  gol di Paolo Rossi. La prima cosa che ho pensato è a quelle trasmissioni  radiofoniche che raccontano di fatti accaduti nel passato, calcio e non  solo. Ma bastano pochi secondi per capire che non è quello che pensavo.  Sotto le coperte resto ad ascoltare e la mente vola via subito a  quell’estate del 1982.
 Cosa facevo? Dove ero? Come  la musica che ti trasporta immediatamente nel tempo, così lo sono anche  le vicende umane tristi o felici che siano. Lentamente mi alzo e inizio a  prepararmi per la ormai abituale corsetta mattutina. La radio,  qualsiasi programma ascolti, da evidenza di questa triste fine. Sono  fuori ed inizio la mia corsetta, i pensieri che mi tengono compagnia  corrono lontano, a quell’estate.
 Londra, Courtfield gardens,  palazzina di 4 piani. Piano terreno e primo abitato da arabi. Una porta  che si chiude, poi secondo terzo e quarto abitato da italiani. Due bagni  sulle scale, il primo al terreno utilizzato dagli arabi, il secondo  situato al secondo piano, utilizzato dagli italiani. Non c’era molta  sintonia tra noi italiani e gli arabi. Ricordo che ogni volta che  entravamo a casa passavamo davanti alla stanza degli arabi, la porta  sempre aperta. Notavamo che regolarmente erano sempre seduti per terra e  le sedie erano sopra i letti. Strana gente pensavamo.
Tutte le stanze erano dotate  di confort. Angolo cucina dentro un armadio, contatore a monete per gas e  luce. Tenevamo un piccolo barattolo con le monete pronte all’utilizzo,  perché luce e gas non ti avvisano quando stanno per terminare.  Televisore, ogni camera ne aveva uno, moquette ovunque, e bagno in  comune.
 Argentina – Italia, guardo  la partita senza molta speranza sull’esito finale. Nessun altro mi tiene  compagnia. La sera mi chiedono come è finita. Bene, ma la prossima è  con il Brasile. Quel pomeriggio assieme a me la guardano Paola e la  Ciaciotta, una carissima amica italiana nostra vicina di stanza. Provate  a immaginare una Mery Poppins in versione punk. Come è finita, lo  sappiamo tutti. Ricordo che nell’euforia generale diedi uno scappellotto  sul sedere alla Ciaciotta. A questo punto è d’obbligo assistere  all’incontro con la Polonia e anche qui sappiamo come finì. Resta da  vedere come andrà a finire la finale con la Germania. Tutti noi italiani  ora siamo presenti. Occupiamo la stanza più grande. Abbiamo vinto.  Dobbiamo fare festa. Dove andiamo? Piccadilly Circus. Via di corsa giù  dalle scale, ci raduniamo in strada a festeggiare. In strada ci sono  anche gli arabi, anche loro avevano guardato la partita. Ci salutavano,  erano felici come noi e volevano fare festa. Strano come lo sport e il  calcio in particolare, cancelli in un attimo tutti i pregiudizi e le  differenze. Via verso la metropolitana. Gloucester Road, nella banchina  nessun segno di italiani in festa. Entriamo nella carrozza e incontriamo  due tedeschi. Subito si inizia una allegra e divertente discussione. I  tedeschi dicevano che eravamo stai fortunati, ovviamente noi non la  pensavamo così. Fermata di Piccadilly Circus, sia noi che i tedeschi  usciamo dalla carrozza continuando a sfotterci. Improvvisamente come  d’incanto, da tutte le carrozze uscivano orde di italiani urlanti e i  nostri due tedeschi sono scomparsi.
 La piazza era uno stadio in  festa, un corteo si dirigeva verso Trafalgar Square, bagno nella fontana  praticamente obbligatorio, e il corteo continua verso Leicester Square.  Qui decido di telefonare in Italia, Parlo con mia madre, che mi  racconta cosa stava succedendo a Cesano Boscone. Passione per il  pallone, uguale a zero, non riusciva a capacitarsi, ma era comunque  felice.
 Torna la mente al presente e  mi accorgo che continuo a correre, e lentamente mi dirigo verso casa.  Come detto, i fatti della vita ti portano a volte a viaggiare con la  mente. Molti di noi in questo triste lungo periodo hanno avuto lutti, a  volte per naturale fine della vita, a volte invece rapita da un infame  virus. In ogni caso abbiamo ripercorso mentalmente le nostre vite. Al  fine leggendo il cellulare, una bella notizia, che ci fa correre in un  attimo nel futuro. Sara che aspetta un bambino, Manuela che diventerà  nonna. La vita continua e merita di essere vissuta. Un abbraccio. 
  
Lamberto QDR
 
 
COSA FARE SE NON DORMI
 
Capita  che una notte non riesci a dormire, ti giri e rigiri nel letto ma non  c’è verso, gli occhi sono spalancati. Saranno le grappe che ho bevuto o  quello che ho mangiato ieri sera era forse pesante? Suona la sveglia  alle sei. Finalmente. Ma non è per me, è Paola che si alza per andare a  lavorare. Mi alzo anche io e inizio a prepararmi. “Cosa fai?” “Non  riesco a dormire, vengo con te a lavoro e poi ritorno a casa correndo”.  Non serve risposta, lo sguardo e il silenzio sono più che sufficienti. 
  
Il viaggio in auto fino in stazione Centrale osservando la città che lentamente inizia a svegliarsi. 
  
Ore sette  meno cinque, In Via Vittor Pisani è ancora notte. Torno facendo il  tragitto più breve? Nooo. Già che ci sono facciamo un giretto e  osserviamo la Milano da bere che si risveglia. E poi devo accertarmi che  tutti i milanesi vadano a lavorare, sennò chi mi paga la pensione?  Quindi inizio passando per piazza Gae Aulentis e il bosco verticale. Poi  giù in corso Como, corso Garibaldi, piazza San Marco, Brera, Piazza  della Scala e il Duomo. Già che ci siamo perché non andare verso Corso  Vittorio Emanuele, San Babila, corso Venezia e via della Spiga. E ora?  Via Montenapoleone, poi torno in Brera e punto al Castello Sforzesco, il  parco Sempione. Perché non passare in Santa Maria delle Grazie e via  verso corso Vercelli, piazza Wagner e piazza Piemonte. Poi via Sardegna e  lentamente verso la periferia. Piazza Tripoli, Bande Nere, Bisceglie e  infine Cesano Boscone. Alla fine sono 19 i km ...zzo fai Lambe, mi  deludi. Già che c’eri potevi fare qualcosa in più. 
  
Un abbraccio e … buona pasqua a tutti.
  
Lamberto QDR