Quelli di Rozzano, la storia continua … ATTO SECONDO
I “BAUSCIA” MILANESI ALLA CONQUISTA DELLA CITTA’ DEI “BOGIANEN”
15 APRILE 2007, MARATONA DI TORINO
I Personaggi della nostra storia:
Cristian, un maratoneta alla ricerca della conferma; Emilio, un maratoneta che ritenta la sfida; Gianni, accompagnatore ex maratoneta; Ilaria, supportatrice/sopportatrice di Cristian; Oriana, accompagnatrice dell’accompagnatore; Fabio, maratoneta last minute; Daniela, assistente logistica Rozzano-Torino; Andrea, bogianen assistant; Massimo, l’eporediese volante; Anna, eporedia running team assistant; Irene, junior assistant.
Era una notte buia e tempestosa … beh questa storia non inizia proprio così, però metaforicamente la tempesta era iniziata dopo la Maratona di Firenze del 26 novembre 2006 (vedi precedente romanzo … e se ve lo siete persi correte subito in libreria ad ordinarlo, altro che il libro di Baldini …).
Cristian, non contento dell’exploit delle scarpe del Gianni, voleva vedere cosa avrebbe combinato con le sue.
La maratona prescelta è stata quella di Torino, sia per la vicinanza, che per la data: 15 aprile, anche se Emilio e Gianni erano un po’ perplessi, per diversi motivi; calcolando i tempi di recupero da Firenze e quelli di preparazione, la data cadeva troppo presto, poi la primavera con i primi caldi, ecc. però …
Però c’era anche la presentazione della maratona stessa da parte degli organizzatori presso il negozio Running Store di Milano, dove, davanti ad un numeroso pubblico (stimato in 7 persone, compresi 4 rappresentanti dei Quelli di Rozzano), veniva presentato il percorso (che non esisteva ancora) virtuale e tutte le manifestazioni collaterali.
Ok, deciso: Cristian parteciperà, Emilio riprenderà la preparazione per la sua terza maratona, e Quelli di Rozzano ripasseranno in massa il confine della loro regione, e planeranno come aironi sulle sponde del Po per un’altra avventura tutti insieme.
Già tra noi speriamo di rivivere un’altra esperienza come Firenze, sia in senso sportivo che nel segno dell’amicizia e, perché no, anche turistico-culturale.
Ma c’è anche Fabio, la saetta abbiatense, che decide di parteciparvi, insieme con altri del gruppo VTV di Abbiategrasso.
Allora perché non contattare anche il nostro amico Massimo, la massima personalità sportiva e culturale (dopo il Ramella) della città “dalle rosse torri”, “la città del turismo d’eccellenza”, che magari, vista la vicinanza con Torino, si sta preparando a parteciparvi? Ed infatti anche Massimo è in fase di allenamento, e vorrebbe battere il suo record di 3h25’ ... mica male.
Ok, Ilaria prenota l’albergo, abbiamo anche Daniela che ci aiuta nell’organizzazione logistica, ed ora tocca agli atleti concentrarsi sulla preparazione.
Vanno avanti domenica dopo domenica, allenamento dopo allenamento, chilometri dopo chilometri, i sacrifici cominciano a dare risultati e sale la solita tensione pre-maratona, quando si ha paura che possa saltare tutto per un nonnulla.
La domenica prima della maratona è Pasqua: la diaspora del gruppo … Emilio corre al mare, Cristian il lunedì dell’Angelo fa l’ultimo test a Zinasco e poi …. sarà quel che sarà.
L’ultima messa a punto dei motori prevede anche una seduta di massaggi (mica thailandesi, neh ...): anche questa volta nulla è stato lasciato al caso.
Intanto siamo d’accordo con Massimo di vederci al ritiro dei pettorali sabato 14 e poi la domenica alla partenza, con tutta la famiglia che lo seguirà.
Partenza sabato mattina e subito la prima sorpresa per il gruppo, prima di salire in auto (la storica Zafira dell’ex-maratoneta del gruppo, Gianni, e sottolineo ex-maratoneta): si materializzano le magliette rosse e bianche con la scritta Quelli di Rozzano, sono 6 pezzi unici, rosse con scritta bianca per i maschietti e bianche con scritte rosse per le femminucce. Queste magliette faranno il giro del mondo (podistico) e tutti le additeranno con rispetto e timore … come la prima volta che siamo stati chiamati così.
Emilio ha preparato anche un cartello da esporre in auto: Quelli di Rozzano Supporto Tecnico Logistico Sportivo, con il logo della Maratona di Torino.a colori. Non solo: ha preparato anche i tempi di passaggio previsti (e sperati) da indossare a mo’ di braccialetti per avere sempre un riscontro durante la corsa.
Il viaggio è tranquillo sino ad Asti, dove Ilaria rallegra la compagnia credendo che la pianta della città fosse a forma di bottiglia di spumante … poi, come da tradizione, Gianni sbaglia uscita dell’autostrada e percorriamo una serie di ameni vialoni in zone industriali della periferia torinese, prima di riprendere la giusta strada ed arrivare a Torino, dove transitiamo per i viali che costeggiano il Po, e che i maratoneti dovranno percorrere l’indomani.
Lasciamo l’auto dietro piazza Castello e ci rechiamo al punto maratona per il ritiro dei pettorali e per l’appuntamento con Massimo: sfoggiamo le nostre magliette rosse e bianche e tutti ci guardano (penso che nessuno sappia dove sia Rozzano, però facciamo scena comunque).
Ma, a causa dell’orario, l’appuntamento con Massimo salta, e ritiriamo i pettorali da soli; naturalmente, e non poteva essere altrimenti, c’è qualcosa che non va: Cristian ha dimenticato i documenti in macchina e dobbiamo ritornare a prenderli.
Siamo in Piazza Castello, davanti a Palazzo Madama, a Palazzo Reale, al Teatro Regio, si stanno ultimando i preparativi per la maratona, ci sono molti turisti, comunque Torino è una bella città, si vede che è stata capitale di uno Stato per diversi secoli (se consideriamo la storia sino agli anni ‘50 per molti aspetti è diversa da Milano, pur avendo ora anche molte analogie, più che altro dovute all’appiattimento culturale ed alla standardizzazione causata dal boom economico degli anni ’60 e dalla falsa cultura materiale del mondo contemporaneo, che appiattisce e rende uguale tutte le grandi città, passando sopra alla loro storia, che è invece la loro ricchezza).
Scopriamo un bel self-service che con 7 euro ci dà da mangiare (convenzione per i podisti…correre, a volte, dà anche questi vantaggi) in via Bogino … dove c’è lo storico Juventus Club Torino (storico per Gianni, ai milanisti aggregati non gliene frega niente). Però il caffè lo prendiamo un uno dei locali storici di Torino, Fiorio, in via Po, dove costa meno che nei centri commerciali di Milano, ed andiamo dentro a curiosare: pareti con broccati, tavoli in legno decò, specchi … personaggi che hanno fatto la storia non solo di Torino sono passati di qua.
Ora però dobbiamo andare all’albergo per depositare i bagagli; arriviamo ed Emilio ci tiene a precisare che nella sua camera i letti devono essere separati –“ah –dice il portiere, Antonio- lei è la persona che ha telefonato per il letti separati “ … in effetti il suo “partner” è Fabio e non vuole che si pensi male (tanto noi lo prendiamo comunque in giro …). Come si dice nei viaggi organizzati “ore xxx: arrivo ed assegnazione delle camere”.
Poi tutti a prendere il tram perché alle ore 16,00 il nostro Tour Operator aveva organizzato una visita guidata al Museo Egizio, il secondo al mondo dopo quello del Cairo ed in effetti l’esperienza è molto interessante, soprattutto Ilaria e Cristian possono raffrontarlo (con le debite proporzioni) a quello del Cairo che hanno visitato in viaggio di nozze (“la coppia più bella del mondo”… ragazzi l’avete scritto sulla cartolina con la maschera di Tutankamon che ci avete mandato … cercate di confermarlo). Bella la visita anche se il museo, e non poteva essere altrimenti, è molto affollato, e bisognerebbe vederlo con molta più calma: le mummie ed i papiri, gli oggetti rinvenuti quasi integri nelle tombe, la sala con gli specchi piena di statue sono affascinanti … i fondi per le Olimpiadi invernali del 2006 hanno consentito di risistemare il museo ed anche Torino gode ancora, almeno alla vista del turista, dei benefici architettonici e degli arredi “olimpici”.
All’uscita del museo, si perpetra una congiura ai danni di Gianni: Fabio dice che uno del suo gruppo che si è iscritto, non è venuto e quindi sta cercando qualcuno che ne usi il pettorale; ma Gianni ha solo le scarpe (le ha portate per Cristian … Firenze docet), e una maglietta, e non aveva preventivato di correre.
Però gli amici … chiamiamoli così, mettono insieme un puzzle di abbigliamento: Cristian dice che ha un cappellino ed un cronografo in più, Emilio un paio di pantaloncini e quindi Gianni deve cedere alla violenza, anche Ilaria ed Oriana sono d’accordo: d’altronde è ormai tradizione che qualcuno di noi debba indossare (o calzare … vero Cristian ?) qualcosa degli altri … ok, vedrò di fare la seconda parte della maratona, cercando di dare una mano (soprattutto moralmente e nel limite del possibile), a chi del nostro gruppo fosse in difficoltà (anche se vanno tutti molto più forte di me; sono tutti di un’altra categoria).
Però con Oriana avevamo in programma una visita la domenica mattina, insieme con Anna ed Irene, alla mostra dei Macchiaioli a Palazzo Bricherasio, e quindi dovrò cercare di organizzarmi per vedere come fare.
Ritorniamo in albergo per prepararci per la cena, prenotata dal nostro collaboratore in loco, Andrea, presso il ristorante “AMICI MIEI”: bè, il nome ci sta proprio bene, siamo qui anche perché siamo amici grazie alla corsa, che possiamo considerare come il cemento del nostro gruppo, ma sopra queste fondamenta la casa che abbiamo costruito è cresciuta in modo semplice e spontaneo e penso di poter dire abbastanza bene (mai farsi trascinare dall’entusiasmo, però un certo orgoglio per questa amicizia, alla mia età, lasciatemelo dire, lo sento …)
Ora tutti a nanna, domani è il grande giorno.
Buona notte.
DOMENICA MATTINA - 15 APRILE 2007
SVEGLIA !!! Tutti a colazione !!!
E come all’alba del giorno stabilito per il duello dietro il convento dei carmelitani scalzi (citando Alexandre Dumas) i nostri 3 moschettieri di Rozzano (Athos-Cristian, Porthos-Emilio, Aramis-Gianni), uniti al guascone D’Artagnan-Fabio, completano un quartetto che ha pochi eguali nel mondo del podismo “fai da te”: insieme con le nostre cheer leaders Ilaria e Oriana piombano sulla colazione distruggendo tutto quello che capita sotto i denti, come i moschettieri fecero con le guardie del cardinale Richelieu.
Alla fine si esce e si va a prendere il tram per portarci il più possibile vicino a piazza Castello: già il percorso dei tram è deviato per la maratona e dobbiamo percorrere un po’ di strada per arrivarci: mi dispiace per Cristian, Emilio e Fabio, che dopo dovranno farne altri 42, però la camminata serve per svegliarci; camminiamo in compagnia di un concorrente sardo (uno che si vede che va forte) insieme col suo allenatore che scatta più fotografie di un giapponese, a noi e a tutto quello che vede.
Arriviamo in piazza Castello che si sta riempiendo di maratoneti e loro accompagnatori: non c’è molta gente, certo non c’è la folla di partecipanti di Firenze ma vediamo qualche faccia conosciuta, tra cui quello che corre coi mutandoni e la maglia di lana a mezze maniche e col baschetto (dimostra più di 65 anni, l’abbiamo visto due volte a Milano); troviamo il gruppo del VTV di Abbiategrasso con gli amici di Fabio ed arriva anche Massimo, l’eporediese volante, con Anna ed Irene: rispetto all’ultima volta che l’abbiamo visto è ulteriormente dimagrito, ora ha un fisico da maratoneta agonista, non per niente ha fatto qualcosa come 3ore20’o giù di lì a Vercelli.
Gli eporediesi sono una famiglia atipica (per i parametri di questa nostra strana società standardizzata) : a casa non hanno la televisione, ma hanno una collezione di cd di tutti i tipi di musica da far invidia alla Bottega Discantica, non hanno il cellulare, ma vivono ugualmente bene; Irene è una bella signorina sempre interessata a tante cose: tra le tante gioca a pallavolo, studia con profitto, ed è venuta per visitare la mostra sui Macchiaioli visto che a scuola li hanno studiati: vedendo ragazzi come lei mi si apre il cuore, è la prova che ci sono tanti giovani che apprezzano certi valori ed hanno interessi impegnativi al di fuori della scuola, oltre all’obbligo di dover studiare; sin da quando l’abbiamo conosciuta, diversi anni fa in Sardegna, ci è sempre piaciuta, per la sua dolcezza, la sua tranquillità, i suoi interessi per tutto quello che ha intorno … brava.
Ma torniamo alla partenza della maratona: classico riscaldamento, stretching, scambio di battute … certo Firenze era un’altra cosa, non solo per il panorama che avevamo sotto di noi, ma anche per il numero dei partecipanti, il colore, l’internazionalità dei concorrenti; qui sembra qualcosa di ridotto: certo, chi è lì per farla e si è preparato da mesi non la pensa certo così, però il calore di Firenze, quel qualcosa nell’aria che c’era allora…mah, sono solo mie sensazioni “esterne” anche se il riscaldamento (si fa per dire) devo farlo anch’io visto che sono ingaggiato come “lepre”, ma al contrario (cioè anziché tirare qualcuno all’inizio, lo dovrei fare alla fine della gara).
Pronti! via! giù per via Po: vediamo passare i nostri eroi e riusciamo anche a fotografarli, Massimo, Emilio, Cristian, Fabio…ora non potremo più vederli sino al 30km.,perché il percorso non è a “stella” tipo quello di Firenze dove avevamo potuto avere più punti di incontro, ma è allungato verso la periferia e quindi si era optato per un solo appuntamento al 30 km.prima dell’arrivo. Tranne che per me, che devo trovarmi al ristoro del 25km. per rincuorare la truppa.
Ora il team di assistenti si divide: Ilaria ha appuntamento con Daniela, Andrea ed il piccolo Matteo, mentre Oriana con Anna ed Irene andranno alla mostra dei Macchiaioli a Palazzo Bricherasio (per fortuna vicino alla partenza) inseme con me in elegante tenuta da podista, dato che ho il tempo di vedere anch’io seppure di corsa (tanto per riscaldarmi) questa mostra che mi sarebbe dispiaciuto perdere, visto che eravamo lì. Tralascio la descrizione di tutti i quadri e gli autori visti (anche se sarebbe opportuno anche se tedioso … ehm ehm) ma una piccola parentesi devo farla: mi sembra di aver capito che i macchiaioli sono praticamente gli impressionisti italiani ed il periodo storico in cui sono vissuti ed hanno creato a volte dei veri capolavori è molto importante per la nostra storia recente, visto che i soggetti erano anche aspetti della vita sociale dell’epoca (contadini, borghesia) dando una descrizione diretta di un mondo che si stava evolvendo e non solo in campo artistico.
All’uscita della mostra, lascio un po’ stupito il personale (vista la mia tenuta podistica), tranne una custode che dice di essere una podista, purtroppo ferma per problemi alle ginocchia e, tanto per cambiare, attacco “bottone” parlando della maratona. Ora però devo affrettarmi perché devo andare da Palazzo Bricherasio sino al ristoro del 25km (sono circa 5-6 km), dove devo cercare di non arrivare già scoppiato, se devo aiutare qualcuno, altrimenti non servirei alla causa.
Risalgo i concorrenti e vedo anche i primi, poi tutti gli altri lungo la ciclopista del Po, sino a fermarmi al ristoro del 25km. in via Ventimiglia: fa caldo, per essere il 15 aprile e capisco che tutti stanno soffrendo una calura troppo anticipata rispetto alla stagione. Ma ecco arrivare il primo dei nostri atleti: Massimo, transita ai 25 km,più o meno in 2 ore circa (scusa Massimo se non sono preciso, magari ti ho rubato qualche minuto), sembra fresco, il peso che si deve portare appresso non lo affatica di certo, il passo è sciolto e costante, lo vedo bene, ed avviso col cellulare Oriana … certo, la nostra organizzazione ha previsto anche che il mezzo-maratoneta di appoggio abbia il collegamento telefonico con la base operativa del 30mo km…cosa credete, siamo QUELLI DI ROZZANO, mica quelli della mutua, praticamente la maratona minuto per minuto, da un inviato interno.
Ora devo aspettare il nostro secondo atleta: chi sarà? 2ore16minuti più o meno, arriva Cristian, abbastanza accaldato, ma con un buon passo e mi dice che Emilio e Fabio sono poco dietro, ma il caldo li ha un po’ fiaccati, non pensavano di soffrirlo così. Avviso Oriana e mi preparo a partire di rincorsa come l’ultimo cavallo al Palio di Siena: dopo 5 minuti arriva Emilio con Fabio subito dietro; ma Emilio sembra in crisi per il caldo e poco dopo si ferma addirittura; Fabio prosegue e devo quindi accompagnare Emilio, ma non pensavo che fosse così giù, anche se è noto che soffre il caldo, ed oggi è davvero un caldo estivo, per giunta improvviso. Si ferma ancora, non vuole ripartire correndo … allora devo sostenerlo in un modo che non avrei mai pensato di dover fare: non accompagnarlo “di scorta”, ma proprio cercare di farlo correre perché lui continua a dire che vuole fermarsi e non correre più, non sembra neanche lui; il dramma va avanti per 4/5 chilometri, sul lungo Po, ogni tanto riprende a correre, poi si riferma, poi dice che al 30mo si fermerà, ed io che continuo a martellarlo gridandogli che non è venuto sin lì per fermarsi, ma per finire la maratona, e che non sono venuto lì anch’io per vederlo così, ma per arrivare al traguardo; che se continua a fermarsi e ripartire è peggio, meglio che vada più piano ma non si fermi…insomma due maroni grossi come una casa, anzi come una maratona.
Per fortuna, quando stiamo per arrivare al 30mo km., all’appuntamento con le Gianduia-Girls, decide di continuare, pur di non sentirmi più gridargli dietro. Informo Oriana al telefono di quanto sta accadendo e quando transitiamo sul lungo Po Diaz, una autentica ovazione si leva dal gruppo delle nostre fans Ilaria, Daniela, Oriana, (con Andrea ed il piccolo Matteo).
Ma Emilio prosegue, sempre fermandosi, e ripartendo, mettendo a dura prova sia il suo fisico che il mio, abituato ad andare piano ma costantemente, mentre lui, o si ferma e cammina oppure riprende a correre più forte di quanto io possa stargli al passo … una sofferenza … per me, spero che si decida a correre più adagio, ma non si fermi più; anch’io con questo continuo cambiamento di ritmo ho le gambe dure, come se l’avessi fatta tutta. E comunque lo capisco, purtroppo il caldo lo ha messo ko e ha intaccato anche la cosa più importante che serve per sforzi prolungati: la testa, cioè la capacità di trovare nel nostro cervello la forza di superare le crisi da fatica.
Continuo ad incitarlo, a dirgli di non fermarsi così, insomma un autentico scassamento di zebedei, (traduzione “cabbasisi” come si dice nei romanzi del commissario Montalbano), però … però, pur con il dovuto senso della misura per l’avvenimento, in quei momenti ero importante per un amico, a cui potevo dimostrare affetto cercando di aiutarlo nel raggiungere un obiettivo a cui si era preparato da mesi e che sembrava sfuggirgli per un imprevisto. Tornando però al lato prettamente sportivo, le cose non stavano andando molto bene: era un continuo saliscendi di umori e sensazioni e, oltre al normale salto nel buio della maratona dopo il 32/33mo km., si aggiungeva il fatto che stavamo arrivando al punto del percorso più brutto dal punto di vista ambientale: un bel tratto di una specie di tangenziale, con tanto di svincoli e gard-rail (il lungo Stura Lazio) che non aiutava di certo i maratoneti. In effetti in quel tratto ho contato più podisti in difficoltà (anche fermi per vesciche, sangue ai capezzoli, crampi) che gente che correva davvero, d’altronde il tempo a quel punto era relativo e l’importante era arrivare alla fine sulle proprie gambe.
Sul ponte Amedeo VII (per la precisione) al km.37, avviso Oriana della situazione e mi dice che anche Cristian non è ancora arrivato, segno delle difficoltà che tutti hanno avuto per il caldo. Emilio va, in qualche modo; percorriamo viali che sembrano non finire mai; il ristoro al 40 km.è preso d’assalto: tutto quello che c’era da bere o mangiare è stato arraffato, per fortuna c’è ancora tanta roba e ci fermiamo per rifornirci.
Ora stiamo per arrivare al momento in cui un maratoneta vuole gustarsi, pur con tutta la fatica, il “trionfo” dell’ultimo chilometro: si transita in via XX settembre, alle Porte Palatine, dove c’è il punto di ristoro finale, mancano un paio di curve all’arrivo, ma Emilio ha i crampi e si deve fermare; poi riprende, ma si ferma ancora: il traguardo è lì, dopo una curva, in fondo, ma sembra sempre lontano. Lui sta davanti, io un po’ defilato dietro, ci applaudono, ma io dico alla gente che è lui da applaudire, non io, che sono un abusivo …
Finalmente ecco il traguardo di Piazza Castello, passiamo sotto lo striscione d’arrivo e, scusate, in quel momento ho pianto, perché ho ripensato a tutte le maratone che avevo fatto più di vent’anni prima e solo allora ho riprovato quelle sensazioni, anche se avevo “rubato” una medaglia, ma avevo faticato più di quanto pensassi per aiutare (e spero di esserci riuscito) un amico che aveva bisogno.
Eh già … più di vent’anni prima … e quindi, visto che ho citato Dumas ed i Tre Moschettieri, ora bisognerà in qualche modo scrivere anche … “Vent’anni dopo” (ma questa idea, in quel momento, non mi era nemmeno passata per la testa).
La fredda cronaca (come direbbe Frengo) : speedy Massimo tempo strepitoso, anche se non batte il suo record (il caldo c’era anche per lui), Cristian 3h59’55”, Fabio 4h24’00”, Emilio 4h32’25” (ma correggetemi se sbaglio).
Ora ci ricongiungiamo dopo l’arrivo, chi più, chi meno stanco, tutti un po’ in affanno per il caldo, ma ora che è finita e siamo tutti insieme è bello stare in compagnia a scambiare battute e sensazioni provate da chi ha corso e da chi ha seguito ed atteso … anche questo è il bello di queste cose, soprattutto belle perché si fanno insieme agli amici che condividono una passione che ci lega, un legame che sentiamo e proviamo anche solo guardandoci negli occhi … mica saremo innamorati !!!
C’è anche la mascotte del gruppo: Edoardo, figlio di Fabio, per la foto finale tutti insieme, di Quelli di Rozzano. Irene, Anna e Massimo devono lasciarci per riprendere il treno per “Ivrea la bella, dalle rosse torri”, però contiamo e speriamo di rivederci in qualche modo per qualche altra manifestazione, sportiva o non, chissà, di certo è bello tenere sempre i contatti con amici con cui condividere diversi interessi.
Ora la truppa ritorna in albergo per la doccia dei maratoneti e troviamo il concorrente sardo con cui avevamo fatto la strada al mattino: è stato male e si è ritirato (anche se aveva l’allenatore personale): si vede che non è di Quelli di Rozzano ...
Accompagno Fabio alla stazione per riprendere il treno per casa, e ritorno in albergo per recuperare QDR: salutiamo la città dei Savoia, dei gianduiotti, del Valentino, del Po, della Mole Antonelliana, degli agnolotti del plin (spero di non aver detto un’eresia), dei grissini, della mia Juve (so che a Voi non ve ne frega niente, ma siccome sto scrivendo io, beccatevi anche questa): si ritorna all’avito paesello, dopo un’altra avventura insieme, un po’ diversa da quella di Firenze, ma sempre comunque entusiasmante, almeno per me.
E chissà la prossima quando sarà …
Ciao a tutti, Gianni QDR
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Quelli di Rozzano, la storia continua … ATTO TERZO
FINALMENTE UNA MARATONA PER TUTTI QUELLI DI ROZZANO
2 DICEMBRE 2007, MARATONA DI MILANO
Tutto è cominciato dopo la maratona di Torino del 15 aprile 2007: gli amici avevano deciso che “dovevo” rifare una maratona (complici anche Oriana ed Ilaria) e quindi quale occasione migliore di quella di Milano del 2 dicembre? Infatti ci sarebbe stato tutto il tempo per una preparazione adeguata, il periodo era anche il migliore (a sentire gli esperti la fine dell’autunno consente una preparazione nei 3 mesi precedenti non caldi per arrivare a fine novembre/primi di dicembre), e c’era anche tutto il tempo per prepararsi anche psicologicamente (qualche mese per “riprogrammare” il cervello ad avere questo obiettivo con tutto il preambolo della preparazione).
Quindi riassumendo: se volete fare una maratona, perchè non avete altro da fare, questo potrebbe essere il vostro vademecum:
1) dai 2 ai 4 mesi per pensarci bene se volete farla;
2) 3 mesi antecedenti alla data prescelta per prepararvi fisicamente e psicologicamente;
3) 15 giorni precedenti a riposare fisicamente e ripassare tutto quanto è stato “studiato” come prima di un esame.
Quindi, passate le vacanze di agosto, in cui comunque ho proseguito a correre in Sardegna, su e giù per la Barbagia (con la classica corsa Calagonone/Dorgali, 9 km.dal livello del mare a 700 m., che mi ha visto per la seconda volta arrivare saldamente all’ultimo posto) per mantenere un livello discreto di allenamento, la preparazione per la maratona parte da domenica 2 settembre, a Locate per poi proseguire ogni domenica con percorsi di 22/25 km, più un solo allenamento a metà settimana, con punte di 27/29 km. (il giro del lago di Varese, fatto 3 volte e 28 km. a Trovo), con massimo 33 km. a Borghetto Lodigiano l’11 novembre. Ma il 25 novembre, ultimo test prima della maratona, nei soli 18 km a Gratosoglio (la corsa dei Viviam Centanni dal centro Vismara, dove lavora Cristian) il “dramma”: un dolore al retrocoscia sinistro (che già sentivo da qualche settimana) mi faceva fermare più volte e mi faceva male davvero, tanto che a Cristian e Fabio dissi che non avrei certo potuto fare la maratona la domenica dopo, in quelle condizioni; naturalmente gli amici mi dissero di non dire “giannate” e di stare tranquillo … ma non ero tanto convinto.
Martedì 27 avevo fissato un massaggio con Gregory, osteopata e massaggiatore sportivo del centro Targetti: diciamo che a vederlo e pensare che con le mani che aveva mi avrebbe dovuto strapazzare c’era da spaventarsi; ed infatti dopo il suo trattamento non riuscivo più a camminare,ma devo riconoscere che con la sua manipolazione ed il riposo degli ultimi giorni, sembrava che il dolore fosse sopito.
Ormai però non potevo tirarmi indietro ed il sabato mattina con Oriana andiamo a ritirare il pettorale al centro maratona di Piazza Duomo: già ero emozionato e cominciava a salire la concentrazione e tutto era in funzione della corsa del giorno dopo, qualsiasi gesto o pensiero era già proiettato al mattino di domenica. Però avevo ancora il dolore e mi chiedevo come avrei potuto fare 42 km. così, se la domenica prima ne avevo finiti a malapena 18. Ma non avevo tenuto conto (perché erano 23 anni che non correvo più una maratona) di una certa cosa …
Mi accorgo però che sto parlando solo di me e non degli altri artefici e registi della mia maratona:
Emilio, che si preparava con la solita determinazione e costanza e che era il “colpevole” principale nell’aver architettato la trappola in cui ero caduto per costringermi a rifarne una (addirittura aveva pensato di farla insieme a me, col mio passo, con tutti gli amici, ma per fortuna alla fine aveva rinunciato a questo progetto);
Cristian, che dopo Firenze (con le mie scarpe) e Torino (col caldo), ne voleva fare una come si deve e si era preparato in maniera perfetta, con prestazioni veramente notevoli;
Fabio, che mi era stato di sprone e complice primo di Emilio e che, seppur in un periodo di molte difficoltà, era deciso di tentarla “alla guascona” (a Torino lo avevo soprannominato il D’Artagnan del gruppo);
Ilaria, cheta cheta, che assisteva Cristian, e che, sotto sotto, lavorava anche lei con gli altri per costringermi a farla e che non potevo deludere;
Cristina, che nonostante gli impegni di studio, voleva vedermi fare la maratona, e che altrettanto non potevo deludere;
Ma Oriana è stata la mia musa ispiratrice ed il mio sprone: non so come esprimerle la mia gratitudine, per l’aiuto che mi ha dato in quel periodo, che comunque è solo una piccola parte di quello che sempre mi dà, da quando ci conosciamo.
SABATO 1° DICEMBRE 2007
Il sabato, dopo il ritiro del pettorale, si entra in trance, e come in un ritiro spirituale: si capitalizza tutto quanto accumulato nei mesi precedenti ed anche l’alimentazione ha il suo culmine ne “l’ultima cena”, dopo la dieta dissociata dell’ultima settimana; una mega-spaghettata alla carbonara (ma con spaghetti alla chitarra, quindi con ulteriore aggiunta anche di proteine).
Poi a letto presto (anche se, in questi casi, non si dorme per niente, anzi, quando ci si corica, si vorrebbe già che fosse ora di svegliarsi per evitare di pensare troppo al giorno dopo e per essere certi che la carica che sai essere dentro di te, non svanisca nel corso della notte) non prima di aver preparato la colazione per il mattino, banana, barrette di musli e quinoa, frutta secca.
DOMENICA 2 DICEMBRE 2007
Sveglia ore 6,00, prima di quando ci alziamo per andare al lavoro, però in 5 minuti siamo in piedi per prepararci; non sembra, ma anche per chi non deve fare la maratona ma è vicino a chi si prepara, sopportare la preparazione è un impegno e non si vede l’ora che finisca come una liberazione. Il ritrovo è con Fabio alla stazione del metro di piazza Abbiategrasso: c’è ancora buio, siamo in 5 sulla Corsa di Oriana (Oriana, Ilaria, Cristian, Emilio ed io): si parla, ma onestamente non saprei di cosa, perchè comunque tutto quello che diciamo serve solo per stemperare la tensione e non far svanire la concentrazione e la carica che sentiamo in noi. Ostentiamo la sacca della maratona che ci fa passare senza pagare il biglietto e nel metro siamo insieme con altri maratoneti; li squadriamo dall’alto al basso, come fossero avversari da battere….invece sono come noi, con la loro tensione e paura per la gara, paura che vada storto qualcosa, dopo mesi di preparazione, la solita storia, sempre uguale e sempre diversa.
Scendiamo alla stazione di Lanza e ci dirigiamo all’Arena dove c’è il punto di ritrovo e deposito borse: chi si cambia all’aperto, chi sotto l’ingresso dell’Arena, chi dentro al tendone che, pur grande, è strapieno di gente e, soprattutto, di odori; l’olio canforato ti entra nelle narici e funge da anestetico: mi basta entrare perché mi passi il dolore che ho ancora alla gamba, ed entro, come penso tutti in un’altra dimensione; pensi di essere un super-uomo, imbattibile (perché comunque il tuo avversario sei tu) pur con i propri limiti di cui ognuno è conscio, ci si massaggia le gambe con la canfora, si parla col proprio corpo, lo si studia, lo si sprona, si cerca di fare un rapido “check-up” per capire se è tutto a posto. Esco dal tendone e trovo tutti gli altri amici già pronti e tesi: Emilio, Cristian, Fabio, Ivano, gli altri del VTV, Ilaria ed Oriana già pronte per l’assistenza logistica.
Ci avviamo verso il Castello Sforzesco che dobbiamo attraversare per raggiungere la partenza in Piazza Castello, non prima di alcuni “piss” stop e di tante foto che ci scattiamo a vicenda e che saranno un bel ricordo da guardare nei giorni successivi per rivivere questi momenti insieme.
Nelle gabbie alla partenza
Ora ci avviamo nelle gabbie, la mia naturalmente è l’ultima e mi sto ancora chiedendo perché sono qui in mezzo a tanti altri “matti”, chi me l’ha fatto fare: mi guardo intorno e vedo i “colpevoli”, sono ancora una volta insieme a me, mi sostengono, mi salutano ed allora devo correrla anche per loro che mi hanno spronato ed aiutato. Stiamo aspettando il colpo di pistola della partenza e faccio l’ultimo controllo e l’appello: Scarpe: allacciate e riallacciate - Piedi: presenti e ben spalmati di crema idratante - Gambe: cosparse di alcool canforato – Pancia: sempre presente e saldamente agganciata- Marsupio: contenente barrette e fialette energetiche pronte all’uso – Cellulare: preparato con messaggi per Oriana per i passaggi ai vari km. – Capezzoli: debitamente cerottati –
Sono coperto come si deve? Cappellino invernale ben calzato? Non fa freddo, la temperatura sembra discreta e quasi ideale per una corsa lunga, ma l’adrenalina fa salire il calore del corpo e non si sente freddo … vorrei poter come uscire da me stesso e vedermi correre la maratona da fuori invece … prodigi della scienza moderna … mi rimpicciolisco … sempre più … sempre più … ancora … non mi fermo mai … ma ora dove mi trovo, che posto è questo ?
TESTA: “come che posto è questo? Non mi riconosci ? Sei dentro la tua testa ed io sono il tuo cervello: certo lo stai vedendo da una angolazione che non hai mai visto, ci sei dentro! vedi, ci sono degli spazi vuoti, altri un po’ disordinati, insomma è evidente che sono proprio il tuo cervello; ed ora vieni con me, anzi con noi e partecipa alla tua maratona da dentro il tuo corpo, mica tutti lo possono fare … facciamo l’appello: Cuore ?”
CUORE: “presente! –altrimenti col cavolo che puoi correre - sto battendo un po’ fortino, spero di tenere, ma perché non hai portato il cardiofrequenzimetro, così mi controllavi meglio, mica ti garantisco di poter tenere i battiti sotto controllo, poi sono cavoli tuoi …”
Gambe …
GAMBE: “per ora siamo in attesa e va tutto bene, non sentiamo freddo, puzziamo un po’ di canfora…però le nostre colleghe degli altri podisti puzzano anche di più, quindi siamo in buona compagnia, certo un po’ tremiamo, quando si dice “ti tremano le gambe” è vero, quando voi sopra siete emozionati, chissà perché, tocca a noi tremare … boh ...”
Ehi, là sotto, piediiiiii:
PIEDI: “noi siamo belli profumati, siamo stati spalmati della solita crema, speriamo di non soffrire troppo, sai che non amiamo molto l’asfalto poi la nostra pianta si scalda e voi sopra dite che facciamo male…per forza, non ascoltate quando cerchiamo di farci sentire !!!”
T: “ ora che tutto è sotto controllo aspettiamo solo di metterci tutti in moto, ma mi raccomando dobbiamo andare tutti all’unisono, perché se solo uno di noi crolla, sto’ INCOSCIENTE si deve fermare e quindi …“
PRONTI ??? VIA!!!
T: “la grande avventura ha avuto inizio, dai, senti che roba qui dentro; era tanto che non mi facevi provare questa sensazione, bravo Gianni, hai fatto bene, in qualche modo, tutti insieme, ce la faremo, ce la dobbiamo fare”
C: “ragazzi, sto cercando di prendere il ritmo giusto e tranquillo per durare il più possibile, e voi sotto ?”
G-P:.“be’ si va, cerchiamo anche noi di prendere le misure giuste, però ricordatevi lì su di ascoltare quando vi mandiamo i messaggi!”
T: “dai, qui c’è già una banda, e siamo solo al primo km., lo avevo letto che ci sarebbero state orchestrine e simili lungo tutto il percorso, un po’ come accade a New York, così ti passa meglio il tempo e non pensi solo a correre; poi per ora siamo in compagnia: guarda c’è Emilio che è rimasto con noi all’inizio, e poi tutti gli altri podisti … qui non ci dovrebbe capitare di soffrire per la solitudine, un problema che colpisce me e poi ne risentite tutti voi”
Bastioni di Porta Venezia
T: “guardate là quanti stanno facendo la pipì lungo la cancellata dei giardini pubblici, c’è anche Emilio (o non dovevo svelarvelo ?); la sotto come va ?”
C: “bene, bene, sto ancora cercando il ritmo giusto, però mi sembra che stiamo rispettando il tempo previsto, anche se sento che andiamo un po’ fortino, non vi pare ?”
G: “noi sentiamo già dei dolorini alle cosce, è un po’ presto per avere male, però andiamo avanti, forse è l’effetto del massaggio dell’altro giorno, siamo uscite distrutte!”
Corso Venezia
T: “guardate, qui vediamo quelli che sono davanti, poi ripasseremo anche noi dall’altro lato, c’è anche il ristoro, ora passeremo in corso Vittorio Emanuele, in piazza Duomo, guardate quanta gente ci guarda !”
C: “dai, è proprio bello aver partecipato, comunque stiamo facendo un’esperienza divertente anche se sarà faticosa;”
G-P: ”non dirlo a noi !”
9° km. - Viale Gran Sasso
T: “oh, ragazzi, stiamo andando più forte della tabella prevista, però io mi sento bene e voi ?”
C: “direi di sì, mi sembra di aver trovato il ritmo giusto; “
G-P: “noi “tiremm innanz” come disse Amatore Sciesa, per ora va bene, anche se qualche indolenzimento c’è.”
T: “ma quello è Fabio: speriamo di stargli un po’ insieme (cioè che lui stia con noi), anche se qui la compagnia non manca di certo.”
P: “si però qui è entrato un sassolino nella scarpa destra, nel tallone: ci si ferma per toglierlo? siamo in viale Romagna, la strada è ancora lunga, se questo mi dà fastidio più avanti?”
T: “no, non fermiamoci, altrimenti perdiamo il ritmo, siamo all’inizio e perderlo non sarebbe un bene; tanto il sassolino fra un po’ si girerà da qualche parte e si troverà un posticino nel piede per non dare fastidio ...”
C: “sono d’accordo.”
P: “se lo dite voi, tanto poi il sasso l’abbiamo noi da sistemare, eh!?”
14° km. - dopo Piazzale Corvetto
T: “meno male che con la compagnia di Fabio tutti i vialoni della circonvallazione sono passati quasi senza che ce ne accorgessimo, ora c’e anche un complessino jazz qui in corso Lodi; poi fra poco c’è il ristoro organizzato dal VTV di Abbiategrasso, quindi con Fabio siamo raccomandati ...”
Tutto bene là sotto ?”
C-G-P:”sì, tutto sommato abbiamo preso tutti il ritmo giusto, qui corriamo quasi in casa e fra poco arriviamo da Oriana e dagli amici che ci stanno aspettando e poi quelli non sono i pacemakers delle 4h30’ ?”
T: “caspita, certo che sono loro, allora stiamo andando bene, cerchiamo di stare insieme più possibile, ma senza strafare, che ne dite?”
C-G-P: “sei tu che comandi, noi eseguiamo: per ora ci sentiamo bene”
18,5° km. - Piazza Abbiategrasso
T: “guardate, c’è Oriana, la mamma di Cristian, Chiara, il papà di Ilaria, quanta gente ad applaudirci ... quasi quasi lancio un urlo AAAAAHHHHHHH (sentito che roba !)”
C: “oh! mi hai fatto spaventare: avvisa prima, sai che se mi emoziono ti posso fare brutti scherzi”
G-P: “capo, visto che siamo qui insieme con i pacemarkers delle 4h30’ e li teniamo bene, andiamo avanti così?”
T: “se va bene a voi, direi di provarci”
Mezza Maratona
T: “ragazzi, va bene così? Stiamo staccando i pacemakers delle 4h30’, incredibile, però non esagerate, siamo alla mezza in un tempo ottimo, mica potete tenerlo sino alla fine, altrimenti mi costringerete a lavorare troppo per non farvi crollare alla fine (perché ormai, dite la verità), alla fine ci arriviamo neh?”
C: “io ci sto” - G: “anche noi !” - P: “e quindi dobbiamo andare anche noi …!!!”
25° km. - Piazza Tirana
T: “ehilà, ho un po’ di stanchezza, mi sa che mi sta venendo una piccola crisetta, anche perché questa zona non è che sia molto attraente, e poi, guardate, qui agli incroci rischi che ti tirino sotto e voi, là da basso, dovete lavorare di più per evitare le auto…incredibile, siamo proprio a Milano ...”
C: “va là che andiamo bene, riprenditi presto, che a Bisceglie c’è Oriana e magari anche Cristina che ci aspettano!!”
G: “noi resistiamo, anche se cominciamo ad essere un po’ durette”.
P: “oh, qui al destro c’è una piccola vescichetta, ci mancava anche questa”.
T: “ok, ricomponiamoci tutti e facciamo bella figura, stiamo arrivando al 28° km. e lì vedo Oriana, ma è sola: mica potevamo costringere Cristina a fare la maratona anche lei, ed Ilaria è giusto che sia al seguito di Cristian, chissà come vanno forte lui ed Emilio, e chissà Fabio che distacco ci hanno dato ...”
C: “ma pensiamo a noi, mi sa che fra un po’ ci sarà anche bisogno di un piss stop, non sentite niente?”
G: “noi sentiamo solo che stiamo diventando sempre più dure …”
P: “e noi che la vescichetta vicino all’alluce ci dà fastidio!”
31° km. - Via Harar
T: “guarda là, lo stadio Meazza, e dietro di noi i pacemakers delle 4h30’, però è l’ora della pipì, così tiriamo un po’ il fiato tutti: anche se i pacemakers ci superano, fin qui siamo arrivati meglio del previsto, e quello che succede d’ora in poi è l’imponderabile della maratona; guardate, qui c’è il muro del parco di Trenno, fermiamoci qui …”
G-P: “grazie, intanto un po’ ci riposiamo, fate con calma …”
T: “ok ragazzi, ripartiamo, mancano solo 10 km., i più duri sono i prossimi 5/6, poi se passiamo indenni da queste forche caudine, andremo avanti per forza d’inerzia”
G-P: “bè, per forza d’inerzia magari ci andrai avanti tu, noi senza forza vera ci blocchiamo ed entriamo in sciopero!!!!”
C: “e no eh! Mettiamoci d’accordo: qui ci siamo venuti per arrivare alla fine! guardate là sul marciapiede: quella mamma e quel papà con quel ragazzino in carrozzina; altro che maratona, lui non potrà mai correre, noi tutti dobbiamo andare avanti anche per quelli come lui.”
T: “dai, siamo a Lampugnano, guarda c’è l’amico di Emilio che avevamo trovato alla partenza, ma sembra un po’ stanco”
C: “stiamo passando dal campo 25 Aprile: quanti ricordi, quanti anni abbiamo corso qui, vi ricordate? E quanti atleti “veri” abbiamo visto: Cova, Panetta, Marchei, Magnani, l’allenatore Rondelli, i marciatori che hanno poi conquistato medaglie su medaglie, e tanti altri ...”
T: “vedete che abbiamo passato il periodo di crisi?”
G-P: “bè, magari voi, ma noi qui sotto non ne possiamo più: non si potrebbe fermarci un attimo e prendere qualcosina? Non hai mica portato una fialetta miracolosa?”
T: “ok, stop per recupero energie: beviamoci ‘sta fialetta di malto-destrine e chissà cos’altro, tanto anch’io non ci capisco più niente a questo punto, altro che usare la testa per superare la crisi!”
C: “ci sono anch’io per ricompattare la squadra: mettetevi tranquilli, che il più è fatto, guardate là in fondo c’è il 40° km. con il ristoro, ormai si vola!!!!!”
G-P: “diciamo che il concetto di volo che abbiamo è un po’ diverso da quello che adesso stiamo provando noi qui sotto; ci mancava anche il pavè con le rotaie di viale Montello … ma qui siamo a Milano o in Cina? Non c’è un negozio italiano, tutti cinesi! Non sarà mica un miraggio che ci sembra di essere alla maratona delle Olimpiadi di Pechino?”
T: “oh, ma là sotto se avete forza per tutti ‘sti discorsi, dateci dentro allora, che fra poco è finita davvero!”
G-P: “sì, è finita la benzina … altro che …”
T: “guardate, in fondo, l’Arco della Pace … dai Gianni, adesso tocca a te, riprenditi!!”
C-G-P: “dai Gianni, adesso noi ci ritiriamo, o meglio, ritorna cosciente e guarda chi c’è in fondo ad aspettarti ...”
42,195° km - L’arrivo
Non ne ho più, le gambe sono due pezzi di legno, però vicino allo striscione dell’arrivo vedo tutti: Oriana, Cristina, Ilaria, Fabio, Emilio, Cristian, Ivano, 42 km, 195 metri alla fine: non so come, ma lancio un urlo, raccolgo le ultime gocce di energia che solo l’adrenalina che cresce dentro di noi in momenti come questo può farti tirare fuori e sprinto (naturalmente lo sprint è proporzionato alle mie residue energie) perché loro mi stanno incitando ed applaudendo e finisco in 4h33’ e rotti lordi (poi effettivi 4h29’ e spiccioli); è finita, non so come ho fatto, ma l’ho finita e meglio di quello che sperassi, se mi avessero detto che l’avrei fatta così, non ci avrei creduto.
Ancora oggi, a distanza di mesi, mentre sto scrivendo, non so come possa avere fatto, ma d’altronde è la stessa cosa che penso ora a quando, 24/25 anni fa, finivo le maratone in 3h16’ o 3h34’ e tenevo ritmi che, per me, avevano dell’incredibile. Forse alla fine ero un po’ stravolto, tanto che Oriana e Cristina non mi hanno nemmeno riconosciuto (anche perché avvolto nella stagnola come una tavoletta di cioccolato: ed in effetti mi sentivo proprio rigido come una stecca di fondente - nel senso di “fuso”-; per togliermi le scarpe non vi dico le sofferenze per chinarmi … anche se ero in buona compagnia).
Ora il gruppo si ricompatta: tutti abbiamo fatto la nostra impresa, l’essenziale era arrivare e siamo tutti arrivati bene; siamo tutti contenti e questo è l’importante. Ci cambiamo sotto l’ingresso dell’Arena: siamo in mutande, facciamo fatica a piegarci (chi più, chi meno - io faccio parte dei più), ma scherziamo tra di noi ed il morale è alto: questo è l’effetto benefico di aver corso una maratona, stiamo provando la consapevolezza di aver trovato dentro noi stessi quel qualcosa che va oltre i nostri normali limiti per superarci. Non so se chi non abbia mai corso una maratona lo possa capire, ma auguro di provarlo a tutti coloro che praticano le mie stesse attività.
Andiamo al ristoro finale con risotto alla milanese (anche i muscoli delle mie gambe devono essere quasi come un risotto … alla milanese) e poi il gruppo si divide per tornare alla normalità quotidiana (ma consapevoli di aver passato una giornata fantastica). Ma la fatica più improba deve ancora arrivare: scendere e salire i marciapiedi ed i gradini della metropolitana ...
Ho finito: spero di non aver annoiato il lettore che avrà avuto la pazienza di arrivare sino alla fine di questo strampalato racconto; d’altronde una maratona è una corsa lunga e tortuosa, ed anche il racconto lo era, magari, come nella maratona, c’è stato più di un momento di crisi, ma, come diceva il poeta, mi rimetto “alli benigni lettori” per avere la loro indulgenza.
Un abbraccio a tutti i miei amici che spero di non aver deluso, dopo la lunga attesa per questo libercolo.
Gianni QDR
Primo p.s. – Ho tralasciato volutamente commenti sul percorso e sull’accoglienza della città.
Secondo p.s. - (e ti pareva): la sera abbiamo festeggiato dai fratelli La Bufala alla Multisala di Rozzano (Cristian, Ilaria, Emilio, Lorella, Oriana ed io), poi dopo qualche giorno alla Multisala è saltato l’impianto elettrico per un corto circuito ed è rimasta chiusa per mesi ……. che potenza Quelli di Rozzano dopo la maratona, quanta energia ancora …
... E PER CONCLUDERE
Milano 2007 è stata la maratona dove tutti Quelli di Rozzano sono stati protagonisti, prima qualcuno correva, qualcuno accompagnava, ma quel giorno eravamo tutti li per partecipare: adesso mancano solo le nostre donne che fino ad oggi sono state, in questo genere di manifestazione, grandi supportatrici e sopportatrici.
Dopo la bellissima e originale storia raccontata da Gianni, perché questa è stata “la sua maratona” in tutti i sensi in quanto negli ultimi anni ha portato prima me e poi Cristian a partecipare a questa sfida con sé stessi, voglio brevemente commentare la bella esperienza perché giornate come quella che abbiamo vissuto tutti insieme non si potranno dimenticare mai.
Questa per me è stata la più bella maratona perché ci siamo avvicinati allenandoci, sacrificandoci e a volte soffrendo insieme, arrivando tutti all’obiettivo finale del traguardo e quando dico “soffrendo insieme” non mi riferisco alla fatica della corsa e degli allenamenti ma per quello che uno di noi ha passato in quel delicato momento della sua vita e noi amici abbiamo cercato di stargli vicino: la sua risposta è stata grande e nonostante tutto ha voluto fortemente questa maratona … e l’ha fatta sua!
Dopo tutto quello che ha fatto per me sono contento di essere stato il colpevole ideatore della trappola per inguaiare Gianni dopo 23 anni: un’immensa soddisfazione vederlo gioire nel suo sprint degli ultimi duecento metri della maratona, perché sono sempre stato certo che un giorno o l’altro avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivivere quei momenti (andate a leggere della nostra malinconia e tristezza di quella mattina a Firenze quando solo Cristian era nella gabbia per partire).
E’ stato molto bello anche nel vedere Cristian ripetersi in un’altra maratona anche se lui a oggi non è ancora soddisfatto in quanto è convinto di potersi migliorare (e di questo ne siamo convinti tutti): avevo già avuto una bella occasione, a Torino, partecipando con lui ma poi il caldo mi stremato e non ho potuto accompagnarlo al traguardo. Lui va forte e prima o poi sarà soddisfatto anche del tempo finale.
Ma la mia piccola soddisfazione che per me ha avuto più valore del mio record in maratona del 2003 di 3h41’ è stata quella di aver accompagnato l’amico Ivano del VTV fino al traguardo della sua prima maratona, insieme al “mitiko” Enrico dell’Avis Locate Triulzi (pensate che quel giorno Enrico doveva fare solo un allenamento per la maratona di Reggio Emilia della domenica successiva!!!). Dopo aver fatto con lui anche la sua prima 33 km alla Milano-Pavia dello scorso ottobre Ivano era contentissimo e questo mi ha gratificato molto e mi ha fatto pensare che tutto sommato gli porto fortuna: l’abbraccio con lui ed Enrico al traguardo è stato un segno di grande simpatia (… e pensare che due giorni dopo la maratona Ivano si è fatto male al piede sul lavoro ed è stato fermo per due mesi … mi rallegra il fatto che sia riuscito a togliersi prima una bella soddisfazione).
Ora la nostra preparazione e la nostra mente sono già proiettate alla Milano-Pavia in preparazione della maratona di Firenze di fine novembre dove dopo tutto il duro lavoro speriamo di poter avere ancora tante emozioni e storie di un gruppo di amici da poter raccontare. Ciao a tutti.
Emilio QDR
… E ANCORA
Il nostro gruppo non è solo un gruppo di amici che decidono la domenica di correre insieme ... E' qualcosa di più!!!!
E' sempre un gruppo di amici che ha deciso di fare della corsa una proprio credo, qualcosa che vada al di là del semplice gesto atletico ...
Qualcosa che ci fa sentire uniti e ci permetta di condividere insieme momenti piacevoli, ma allo stesso tempo di condividere i problemi e momenti negativi della nostra vita ... forse tutto ciò non si chiama per caso amicizia?
Insieme abbiamo condiviso diverse esperienze, ma quando si parla di maratona, si parla di una sfida che tutti noi affrontiamo con noi stessi, e quale miglior modo per viverla insieme.
Dopo Firenze (Fabio assente ingiustificato ...) e Torino, ecco Milano, la nostra tanto amata città, e allora a Milano si corre tutti!!!! Il mitico grande Gianni dopo oltre vent'anni!
Sono esperienze che ti rimangono dentro, un segno indelebile che nessuno ti potrà mai cancellare; perchè, a detta di tutti, la corsa o la ami o la odi ... Noi, inutile dirlo, ne siamo innamorati (non ce ne vogliano le nostre donne, dopo loro chiaramente) ...
La maratona di Milano è sopraggiunta in un momento molto particolare della mia vita. Un momento di grande difficoltà ... ma forse, come se fosse una legge fisica, in alcuni momenti negativi, ti accade qualcosa di intensità uguale e contraria ...
A dire il vero avevo già rinunciato a parteciparvi ... ma sapevo che gli amici sarebbero venuti a prendermi a casa e di peso mi avrebbero portato alla partenza. Con Emilio il discorso non si poteva nemmeno intavolare, non ci fu spazio di discussione... SI CORRE...STOP! Quindi, cosa aggiungere a tutto ciò ... aveva ragione!!!!!
Così, come tante volte nella vita, rialzi la testa e guardi avanti, nel lungo tunnel c'è sempre uno spiraglio di luce, in quei momenti non lo vedi, ma ci devi credere ... e luce adesso sia!!!!!
Una sera dopo mesi mi sono deciso di rivivere quelle emozioni che mi hanno segnato nel bene e nel male; la maratona è stata per me il primo passo di un lungo cammino, come se segnasse uno spartiacque tra il difficile passato e lo speranzoso futuro.
Ho voluto scrivere qualcosa a colei che per me rappresenta un modo di vivere e pensare, di cui condivido il suo carattere duro ma solidale, difficile ma pieno di soddisfazioni: LA MARATONA!
Un grazie particolare a tutti gli AMICI! Emilio, Gianni, Cristian, Ivano, Ezio, Maurizio, Piero e tutti coloro che quella mattina hanno scelto di correre insieme per la nostra città. Infine un abbraccio particolare Oriana, Ilaria e Cristina, che sfidando il freddo, ci hanno sostenuto sino all'arrivo.
UN AMORE CHE NON TRADISCE
Giacevo sul fondo quella mattina e tu ...
tu mi hai teso la tua mano.
Mi hai raccolto e mi hai accompagnato sulle tue strade.
I tuoi paladini ... i miei amici ...
mi sorridevano sui vagoni della metropolitana,
sentivo parlare i loro cuori ...
la mia impresa era la loro impresa.
Non ero sulle strade della mia Milano ...
non ero ovunque ...
Quella mattina mi hai donato un corpo
per farmi capire che ogni passo
fosse un passo verso il mio domani.
Quel domani in cui non vedevo più un raggio di sole,
quel domani in cui non vedevo il sorriso di mio figlio.
Mi hai donato una testa ...
una testa con la quale dovevo far pace ...
la pace che incontri quando ti sfido per tutti i tuoi quarantadue chilometri,
e mi insegni che la sofferenza ci rafforza
e ci ricordi che gioie e dolori sono la nostra vita
e fanno parte di noi ...
perchè gioia e dolore, in questi momenti sono le stesse sensazioni.
E, all'ultimo chilometro
mi hai donato il cuore ...
lo stesso cuore che ha una madre
che corre con gioia tenendo per mano i propri figli ...
il cuore della gente
che con un sorriso e con un applauso
ti spinge al traguardo ...
un traguardo che per tutti e una grande partenza
per un nuovo sogno ...
il cuore degli amici
che ti stringono in un abbraccio
che toglie il fiato e ti ridà quella speranza
che credevi perduta ...
quella speranza
che tieni stretta dentro e
non permetti che scivoli via
con tutte le lacrime che ti attraversano il viso ...
il cuore che mi dà la forza di credere
che tu ...
sei un vero amore ...
un amore che non tradisce ...
Fabio VTV e QDR "ad honorem"
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